François de la Rochefoucauld

Parigi, 15 settembre 1613 – Ivi, 16/17 marzo 1680

Alla Guerra dei Trent’anni, a guai giudiziari e finanziari e al tradimento della corona con la Fronda (1648-53) il figlio del Conte de La Rochefoucald è spinto dal temperamento temerario e litigioso, dalla debolezza per il sesso debole e dall’ambizione. Scampato alla tempesta, cerca di acquietare nei salotti letterari l’eterno tormento del carattere, e assiso con Madame de La Fayette tra Corneille e Boileau discute di come possa il precetto morale rifarsi in epigramma: di qui a François de La Rochefoucald un libro di Réflexions ou sentences et maximes morales (1665). È ancora il tragico contrapporsi di principi della Fronda a dar corpo alla maxime, che sbozzata via via s’illumina e affina come gioiello o metallo per snudare quel che sottopelle muove l’uomo: l’amour-propre, il mobile mare dell’interesse personale ove si perdono le virtù e sopra omaggiando la morale sotto si cerca il vantaggio. «Il male ha i suoi eroi come il bene»: consapevole della minorità dell’uomo di fronte a natura e fortuna, in agire e sapere, La Rochefoucald trae dalla sua particolare esperienza il sorprendente relativismo che a pochi soltanto col passare del tempo ha lasciato cogliere l’universale nella sua tipologia del fare umano.


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