Franco Basaglia
Venezia, 11 marzo 1924 – Ivi, 29 agosto 1980
Alla maturità classica il giovane Basaglia fa seguire nel 1949 una laurea in Medicina e Chirurgia a Padova, dove pure si specializza in Malattie nervose e mentali. Gli anni Cinquanta lo vedono appassionarsi a una serie di autori che lo porteranno a superare le categorie positiviste della psichiatria, verso un approccio fortemente innovatore alla disciplina: dall’analisi esistenziale di Binswanger risale alla fenomenologia di Husserl e all’esistenzialismo così di Heidegger come di Sartre. Confermato da Goffmann e da Foucault nell’idea che il folle non è un malato, ma un essere umano in crisi cui il medico deve restituire la sua soggettività attraverso un contatto ravvicinato, muove una crisi durissima al manicomio, che non sarebbe in grado di curare, bensì di istituzionalizzare e cristallizzare uno stato di alienazione, di condannare il folle ad una «totale oggettivazione». Lo uccide un tumore al cervello poco dopo aver visto approvata quella legge 180 di riforma psichiatrica che oggi si ricorda con il suo nome.
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