Feliks Dzeržinskij
Vilnius, 11 settembre 1877 – Mosca, 20 luglio 1926
È per l’attività rivoluzionaria avviata dopo l’adesione al marxismo che il giovane Dzeržinskij, rampollo dell’aristocrazia polacca, è prima espulso da tutte le scuole di Vilnius e poi ripetutamente arrestato e deportato in Siberia. Evaso, partecipa alla Rivoluzione del 1905 e riesce ad unire i socialdemocratici polacco-lituani con quelli russi (1906), facendo la scelta moscovita che dopo l’ennesimo periodo di prigionia Feliks Dzeržinskij confermerà assumendo, quale membro del Comitato Centrale del Partito Bolscevico, un ruolo di primo piano nella Rivoluzione d’Ottobre (1917). Subito messo a capo della Commissione straordinaria di tutte le Russie per combattere la controrivoluzione e il sabotaggio (Čeka), Dzeržinskij si dedica spietato e incorruttibile a stabilizzare il regime leniniano con l’esecuzione di nemici dello Stato veri o presunti, gettando le basi del sistema concentrazionario sovietico. Sfumata con la sconfitta nella Guerra Russo-Polacca (1919-20) l’occasione di far parte dell’erigendo governo bolscevico di Polonia, il già celebrato Dzeržinskij continuerà a dirigere la polizia politica sovietica anche dopo la sua rifusione nel Direttorato politico dello Stato (GPU), per scegliere dopo la dipartita di Lenin il campo di Stalin e assicurarsi così un futuro politico che invece gli nega la morte improvvisa.
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