Federico II di Svevia
Jesi, 26 dicembre 1194 – Castelfiorentino, 13 dicembre 1250
Sotto l’ala di papa Innocenzo III Federico, figlio di Costanza d’Altavilla e d’Enrico VI imperatore, regna sull’eredità materna soltanto – il regno di Sicilia – finché la sconfitta che Ottone di Brunswick, già scomunicato, subisce a Bouvines da Filippo II Augusto (1214) gli consegna quella paterna: incoronato imperatore (1220), in Sicilia Federico II di Svevia fonda su un’autorità regia tendente all’assoluto contro i feudatari, così come sul ceto d’esperti e fedeli funzionari che lo serve, il riordinamento amministrativo e giudiziario che perfezionerà nelle cosiddette Costituzioni melfitane (1231). Fiorisce la corte palermitana: qui, rimando, s’inventa la lingua italiana, s’incontrano l’araba, l’ellenica, la latina civiltà, Averroé tradotto transita a Bologna, vive Scoto astrologo; Federico, cui Fibonacci dedica il Liber quadratorum, scrive l’osservativo De arte venandi cum avibus; da qui, mecenate, rifonde l’arte, l’architettura, la scultura del tempo suo – che chiede la crociata: promessa, quella al papa Onorio III di guadagnar Gerusalemme, prima delusa, dunque mantenuta con opera diplomatica eccezionale (1231) ed errata, perché non versa sangue d’infedele. Ormai, spaventata, Roma l’avversa, aizza i comuni – schiantati a Cortenuova (1237) – nuovamente lo scomunica e depone, bandendogli contro la crociata (1245). Ancora infuria la battaglia, quando Federico trapassa: lascia Corrado in Germania, Manfredi a Palermo ed Enzo prediletto, per sempre, prigioniero.
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