Fabrizio Ruffo

San Lucido, 16 settembre 1744 – Napoli, 13 dicembre 1827

Avviata la carriera ecclesiastica sotto la protezione di parenti e amici, Fabrizio Ruffo guadagna la fiducia di Pio VI per indubbie capacità di amministratore: da Tesoriere generale della Camera Apostolica (1785) mette mano a invocate riforme finanziarie e fiscali con uno spirito di pratica equità che spiace all’aristocrazia romana e quindi spinge il pontefice a sottrargli l’incarico per consolarlo con la porpora. Passato al servizio del re di Napoli Ferdinando IV (1795), quando l’esercito borbonico accorso a difendere Roma dai francesi è ricacciato fino in Sicilia e a Napoli è instaurata la Repubblica Partenopea (1799), sarà il cardinal Ruffo a prendere l’iniziativa della riconquista. Sbarcato in Calabria con una nave e sette uomini, piega contro i «giacobini» al potere gli umori di contadini fedeli a trono e religione quanto furiosi contro proprietà borghese e privilegi feudali: raccolto nei suoi feudi il nucleo del cosiddetto Esercito della Santa Fede, marcia vittorioso fino a Napoli, ma l’intervento di Nelson gli impedisce di offrire onorevoli condizioni di resa agli sconfitti. Malgrado la stretta vicinanza a Napoleone negli anni dell’Impero, durante la Restaurazione il cardinal Ruffo godrà ancora della fiducia, se non del collegio cardinalizio, almeno del soglio pontificio.


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