Espiare i sogni

Su Non tutto il male di Andrea Cassini, romanzo fantastico tra fantasmi e terre inabitabili

Ogni cambiamento che avviene nel mondo là fuori è un cambiamento che riguarda in prima luogo noi stessi. Questa sembra essere la lezione che è costretto a imparare Zero, uno dei protagonisti del romanzo di Andrea Cassini, Non tutto il male. Cronache dalla terra inabitabile, uscito recentemente per effequ. La terra inabitabile del sottotitolo non è una terra qualsiasi e non è necessariamente il pianeta terra. È in realtà un luogo che ha che fare con quello che ci siamo costruiti intorno; si tratta delle case, delle parentele e delle relazioni che abbiamo costruito, ogni desiderio e speranza che abbiamo trasformato in azione. Tutto quello che, nel corso del tempo, abbiamo deciso di mantenere reale, vicino ai nostri corpi umani e sensibili. Ogni minima trasformazione che avviene nel mondo è una trasformazione che è partita dalle nostre menti, e sicuramente anche dai nostri cuori.

La città di Tula e i suoi abitanti, insieme a Zero, riescono a raccontarcelo molto bene. Tula è situata su un albero e questo albero sta lentamente andando a fuoco. Un incendio sta smangiando la sua periferia e il fuoco si avvicina inesorabile a molte delle zone abitate. Insieme all’incendio, anche se non è ben chiaro se la correlazione sia davvero effettiva, sono comparsi dei fantasmi. Queste creature spettrali possono assumere diverse forme, grottesche e più o meno spaventose, e sono legate a un umano. Chiunque in Tula ha un fantasma che lo tormenta, tranne Zero, che vede i fantasmi degli altri ma non ne possiede uno. La sua occupazione primaria, insieme al dubbio di non possedere un fantasma e alla ragazza amata che non riesce a svegliarsi, è fornire agli abitanti di Tula un kit per affrontare un trapasso indolore, insieme a un biglietto scritto ad hoc: in una città sull’orlo del collasso molti preferiscono passare a miglior vita. Un giorno Zero viene contattato da un uomo che si presenta come il Cartografo, che necessita del suo aiuto per il suicidio perfetto:
 

Mi dovrai uccidere, questo te l’ho detto, ma solo quando ti sarai affezionato a me, altrimenti non funzionerà. Solo quando saremo diventati amici e ti appoggerai alla mia spalla nel momento della disperazione. Lavoriamo insieme, fino ad allora. Lo so che sei curioso, che vuoi provarci. È il suicidio perfetto del resto, anche questo te l’ho detto.
 

Da questo momento inizia per Zero una ricerca, una vera e propria quest tipica della narrativa fantastica, che comprende indagini riguardo l’origine dell’incendio, misteriosi glifi di ghiaccio (nella forma di un esagramma dell’I Ching) che compaiono al momento della morte degli abitanti di Tula, il luogo in cui finiscono i fantasmi. Cassini, già autore di science fiction e weird, accumula diversi generi andando a creare un mondo chiuso, coerente e perfettamente funzionante, tenuto insieme da una prosa placida e misteriosa insieme. Un mondo che, sebbene possa essere considerato allegorico, non necessariamente lo è. Tula non per forza deve assomigliare al nostro mondo, certo devastato e sofferente, perché Tula esiste di per sé. Come ogni mondo altro e immaginario che si rispetti la sua esistenza non deve dipendere da un riferimento reale. Tula e i suoi personaggi principali, hanno a che fare con una coscienza interiore che si frantuma e si moltiplica in miliardi di frammenti che, grazie al fantastico, hanno il benestare di poter sopravvivere senza alcun rimando attuale.


Detto questo, è interessante osservare le dinamiche che legano Zero, il Cartografo e altre misteriose figure, alla terra che calpestano. Il Cartografo, capace di modificare l’ambiente che lo circonda tracciando segni su carta, Zero che interrogandosi sulla comparsa dei glifi deve raccogliere oggetti e custodirli con cura, la natura dei fantasmi: qual è il nostro ruolo, e quanto possiamo permetterci di evocare, manipolare, una realtà? La più classica delle morali magiche ci ha sempre insegnato questo: non esagerare. L’equilibrio che si crea tra umano e impossibile è delicato e certo, può essere condiviso più intimamente, è possibile scendere sempre più in profondità nella ricerca e nella manipolazione, ma mai dimenticarsi che si è in due, mai ribaltare del tutto dalla propria parte le forze misteriose. Il mondo creato e immaginato di Tula ci vuole dimostrare questo: l’unione e la comprensione sono le uniche armi che davvero possediamo e ci vuole energia, ma soprattutto volontà di riconoscimento se si vogliono espiare i propri desideri.
 

Ripensavo alla discussione sulla bacheca del Dottor Zero, ai nomi barrati, al coraggio di chi compie una scelta mentre era nel cuore della tempesta, e avrei voluto dirgli che a volte chiamiamo malattie quelle che sono incrinature nell'anima, assi della ragione che si spezzano, fratture nella parete, altoparlanti che crollano e smettono di chiacchierare, e senza il brusio che ci distrae e lo schermo che ci protegge capiamo improvvisamente che viviamo già in una terra inabitabile, o che forse siamo animali incapaci di abitare in una qualsiasi terra, e allora diventa una questione di odio o di amore, per noi stessi e per il mondo intero, e che non tutto il male ha una ragione, non tutto il male è alieno, certe volte esiste e basta, certe volte i fantasmi hanno fame e si nutrono insieme a noi.
 

La lunga ricerca che Zero e i personaggi compiono ha ricordato a molti (Cassini stesso in una presentazione ha fatto riferimento a Shadow of the Colossus) il pattern di un videogame e per me è stato lo stesso. La tortuosa quest dei protagonisti, che si perde nel fumo degli incendi e nei misteriosi segni che vanno interpretati o forse soltanto accettati per quello che sono, mi ha ricordato, e sorpreso per la somiglianza durante la lettura, le caratteristiche dei Souls. La saga videogiocabile ideata da Hidetaka Miyazaki a partire dal 2009 con l’uscita di Demon Souls è proseguita con la trilogia di Dark Souls, andando a creare negli anni un vero e proprio stile di gioco. I Souls, insieme al soulslike Bloodborne, sempre ideato da Miyazaki, prevedono per il giocatore un lungo percorso in un mondo che necessita di un riordino, di un riequilibrio delle forze che lo regolano. Tuttavia, progredendo nella narrazione, la scelta finale appare sempre più complessa, legata alla propria identità e al ruolo che abbiamo rivestito in quel mondo.
 

Qual è il nostro ruolo, e quanto possiamo permetterci di evocare, manipolare, una realtà?


Inoltre, come in Tula, il tempo nei souls è stagnante. La storia è bloccata e comprendere il reale è come cercare di muoversi in mezzo a un mare denso e colloso. Se il tempo non esiste non esiste logica, se non esiste logica anche la magia che si rivela, ogni mistero che ci si pone davanti agli occhi, è un sintomo della crisi in atto. In Bloodborne, eliminando un boss chiamato Rom, viene tolto il velo che nasconde il vero aspetto della città in cui ci siamo mossi, adesso percorsa da creature mostruose in ogni suo anfratto. A chi appartiene la città? Ai suoi mostri o ai suoi abitanti? Ma soprattutto, chi desidera viverla davvero? Per Zero accadrà lo stesso, quando affronterà cosa si nasconde dietro le fiamme e dietro i suoi ricordi.
 

Ma se ci sono cose nuove in questo mondo, è perché sono l’ombra delle vecchie. Che diritti possiamo accampare su di loro?


L’unica soluzione possibile, ci suggeriscono i possibili finali dei Souls e il romanzo di Cassini, è continuare a procedere in avanti, ma, e questo è ciò che bisogna tenere a mente, accompagnarsi e prestare orecchio a tutte le storie possibili. La comprensione e la liberazione finale si paga a caro prezzo: solo accettando il peso del mondo con cui abbiamo stretto ogni possibile legame potremmo finalmente ritrovare il filo d’inizio della nostra storia e scegliere come finirla, una volta per tutte.

 

 

 

 

 

 


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