Erik Satie

Honfleur, 17 maggio 1866 – Parigi, 1 luglio 1925

Cacciato dal Conservatorio, è al variopinto mondo dei caffè parigini che un giovane affiliato alla setta dei Rosacroce, Erik Satie, rimette la sua musica non convenzionale: solo fin dal 1898 nel piccolo appartamento di Arcueil, l’eccentrico pianista rompe risolutamente con le forme e le strutture tonali del Romanticismo francese, abbandonandone i sentimenti grandiosi e i significati pretenziosi e trascendenti per dar corso ad una brillante vena di critica parodia al cui fondo scorre una traccia essenziale di austerità. É a margine di un suo balletto che Apollinaire conierà Surrealisme, ma sarà poco più che un saltimbanco Satie per quei suoi conservativi colleghi che del musicista disprezzeranno anche le estranee influenze ricevute dagli amici pittori. Di una simile personalità, talvolta allarmante ma unitaria e capace di dar fiato all’ideale d’avanguardia di fusione tra arte e vita, riconoscerà già allora il valore, tra gli altri, quel Debussy che di Satie è ottimo amico nonostante la musica, e poi la stragrande maggioranza dei compositori francesi del XX secolo.


Parte della serie Musicisti

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