Ercole Consalvi
Roma, 8 giugno 1757 – Anzio, 24 gennaio 1824
Va dagli Scolopi urbinati al seminario a Frascati all’Accademia dei nobili ecclesiastici il successo d’un Ercole Consalvi che nel 1783 è in curia, ciambellano privato del pontefice, e nel 1792, già giudice del Tribunale della Segnatura Apostolica, uditore di Rota; è il torbidissimo triennio giacobino (1797-99) che ne sublima le doti politiche e lo eleva a fautore, al conclave di Venezia, dell’elezione di Chiaramonti come Pio VII. Creato così cardinale, è però quale Segretario di Stato, dal 1800, che Consalvi si spende, a mezzo di riforme amministrative e fiscali, per salvare al Papato il potere temporale; riconoscendo nel capace negoziatore del Concordato (1801) il più intelligente assertore dell’indipendenza pontificia, Napoleone lo costringe alle dimissioni, ma dall’esilio, vigilato, a Parigi, Consalvi tornerà alla Segreteria nel 1814 per farsi abilissimo protagonista di un Congresso di Vienna che lo vede recuperare a San Pietro tutto il suo Patrimonio meno Avignone. Ripresa la riforma istituzionale e amministrativa, ove risaltano i nuovi codici civile e penale, Consalvi si consacra a una serie di Concordati che, sull’onda nuova delle tendenze oltremontane, vanno seppellendo in Francia, Piemonte, Napoli e Prussia l’antico giurisdizionalismo dell’ancien régime.
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