Enver Pasha
Istanbul, 22 novembre 1881 – Baldzhuan, 4 agosto 1922
Fermenta ribellione al potere del sultano e volontà di trasformazione dell’Impero nei ranghi dell’esercito ottomano che l’oscuro Ismail Enver scala per dominare nel gruppo dei Giovani Turchi, fonte della rivoluzione che fa cadere Abdulhamid II (1908); dall’impegno in Libia contro gli italiani (1911-2) alle vittorie sui Bulgari nella Seconda guerra balcanica (1913), fino alla guida quale membro del Comitato per l’Unione e il Progresso del coup d’état che riporta il suo partito al potere, la carriera militare di Enver Pasha – ora triumviro con Talat Pasha e Djemal Pasha – approda al Ministero della guerra: l’alleanza difensiva allora stipulata con l’ammirata e cercata Germania chiama Instabul nella Grande Guerra al fianco degli Imperi Centrali, all’inseguimento d’un’utopia panturca che Enver vorrebbe realizzare con le popolazioni dell’Asia centrale soggette a Pietrogrado – anche a spese degli armeni, deportati al massacro; ma ai disastrosi rovesci caucasici appena pone rimedio la vittoria che Mustafa Kemal ottiene sui Dardanelli, e il crollo finale vanifica la presa di Baku (1917). Fuggito in Germania e da Berlino a Mosca, vagheggerà l’intenzione di disfare il regime di Ataturk prima di partire col sospettoso consenso dei sovietici alla volta del Turkestan, dove dovrebbe contribuire all’organizzazione delle repubbliche centrasiatiche e invece abbraccia fatalmente i Basmachi in rivolta contro il padrone russo.
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