Emilio Lussu

Armungia, 4 dicembre 1890 – Roma, 5 marzo 1975

Nemmeno un mese è trascorso dalla laurea in giurisprudenza, che Emilio Lussu è proiettato dalla borghesia cagliaritana nei ranghi della brigata Sassari e subito al fronte: nella Grande Guerra l’ufficiale sardo maturerà una nuova visione dell’uomo, della politica e della società quando coi contadini, coi pastori della truppa si trova a condividere l’ordinaria follia della trincea come la contestazione dell’inetto autoritarismo degli alti comandi; le restituirà romanzate in quell’Anno sull’altipiano (1938) che espone la tragica imbecillità del generale Leone quanto cela dietro l’io narrante la leggenda vera d’un ufficiale carismatico per l’aura d’invulnerabilità che l’avvolge e la rara solidarietà con chi per altri è carne da cannone. Reduce in Sardegna col petto appuntato di valor militare, fonderà sul proprio mito popolare il successo d’un Partito sardo d’Azione sorprendentemente resistente a quel fascismo cui Lussu vorrà negarsi proprio rifiutando di cedere a Mussolini l’esclusivo possesso dell’eredità politica e umana del ‘15-‘18. Seguirà l’Aventino, il confino a Lipari, la fuga; nei tentativi parigini di far di Giustizia e Libertà il contenitore proletario dei socialisti pacificati, s’incontra lo spirito di sinistra piena cui Lussu terrà fede durante e dopo la Resistenza, concludendo la propria esperienza nello PSIUP dopo lunga militanza azionista e socialista.    

 


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