Diego de Landa
Cifuentes, 12 novembre 1524 – Mérida, 19 aprile 1579
Lasciati i nobili panni natii per il saio dei francescani (1541), sull’onda d’un forte fervore religioso il giovane Diego vorrà farsi missionario nel Nuovo Mondo; agli abitanti del Messico, decimati da fame e malattie, assicura carità contro il potere del secolo spagnolo finché, superiore provinciale dell’Ordine per lo Yucatán (1561), entra in contatto con la civiltà maya per stringervi un rapporto quanto mai ambivalente: se con raro acume redige una Relación de las cosas de Yucatán che nel tempo ha permesso, fornendo con un alfabeto fonetico la chiave per decifrare un terzo dei testi maya sopravvissuti, di scavare a fondo nella più complessa delle civiltà precolombiane, l’orrore sacro che Diego de Landa porta a pratiche tradizionali quali sacrifici umani e idolatria lo condurrà, trascinato dall’imprescindibile disegno d’evangelizzatore e scosso dal sospetto che continuino i sanguinari riti, a ordinare la distruzione degli idoli, e soprattutto il rogo universale dei libri maya per sradicare definitivamente l’esecrando culto – senza capire l’angoscia così provocata negli indigeni. Dispersa la maggior parte del patrimonio linguistico e iconografico della cultura che pure tanto vividamente descrive, e scagionato dall’accusa d’aver causato la morte, nel fatto, di numerosi locali, finirà i suoi giorni da venerato vescovo dello Yucatán (1572).
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