Denis Diderot
Langres, 5 ottobre 1713 – Parigi, 31 luglio 1784
Satireggiando l’ipocrita morale dominante nel Neveu de Rameau (1761-74), il vecchio Denis Diderot rievoca la disordinata gioventù adusa ai caffè popolati dai philosophes, quando dentro ribollisce la crisi religiosa che lo sradica dal cattolicesimo e per campare traduce: vengono dall’Inquiry Concerning Virtue di Shaftesbury quegli anticristiani Pensées philosophiques (1746) che l’iniziano al vivo della polemica illuminista. Ma dalle pagine giovanili emerge un’interpretazione monistica e materialistica della natura, segnale della ricezione del pragmatismo scientifico affermato dalle rivoluzioni intellettuali del secolo XVII e posto come essenziale condizione metodologica dell’impresa cui Diderot s’accinge quando librai parigini gli propongono di tradurre la Cyclopaedia del Chambers: chiamati a sé il matematico d’Alembert e poi d'Holbach, Diderot guiderà un plotone di razionalisti per trascendere il progetto originale verso un dictionnaire raisonné che punta ad organizzare sistematicamente un sapere utile al bene comune e, in quanto critico, esposto agli strali dei difensori dell’ancien régime politico e religioso. Censure e condanne che Diderot attira col suo materialismo ateistico non gli impediranno di terminare la pubblicazione di quest’Encyclopedie (1751-72), per dare agli ultimi pensieri una radicalità che in scienza lo conduce ad intravvedere l’evoluzione dei viventi e in politica una soluzione realisticamente democratica e antimonarchica quando il dispotismo illuminato gli si rivela un’illusione.
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