Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee
con Delroy Lindo, Clarke Peters, Norm Lewis, Isiah Whitlock Jr., Jean Reno
I negri sono solamente l’11% della popolazione americana, ma tra le truppe qui in Vietnam siete il 32%. Recitava la radio di propaganda vietnamita durante la guerra. Soldato nero, trovi giusto prestare servizio più dei bianchi che ti hanno mandato qui? Niente disorienta di più dell’essere condannati a morire in guerra, mutilati a vita, senza la minima idea di quello che sta succedendo. E quello che stava succedendo in America era un lunga ondata di proteste in favore dei diritti civili e della libertà. Le tue care sorelle e i tuoi cari fratelli sono insorti in oltre 122 città. Li uccidono, mentre tu combatti contro di noi così lontano da dove saresti, davvero, necessario. Ebbene oggi, a oltre cinquant’anni di distanza da quel conflitto, dopo l’assassinio di Martin Luther King, l’uccisione di Malcom X con sette colpi di pistola, oggi, negli Stati Uniti d’America, si combatte ancora la stessa guerra: i negri sono ancora violentemente e brutalmente uccisi dalla potenza militare statunitense. Non da ultimo il caso Floyd. Da 5 Bloods – Come fratelli parte da questo presente per raccontare la storia di quattro afroamericani, reduci di guerra, che tornano nel Vietnam per recuperare una cassa di lingotti d’oro, – il loro fondo pensioni, la giusta paga per il loro sacrificio, ciò che gli spetta di diritto –, sotterrata durante le operazioni militari in quel paese. Così Paul (D. Lindo), Otis (C. Peters), Melvin (I. Whitlock Jr.) e Eddie (N. Lewis), accompagnati da David (J. Majors), il figlio di Paul, si incamminano nella giungla vietnamita per recuperare l’oro, riportarlo indietro, capitalizzarlo in una serie di società off-shore tramite l’aiuto di un intermediario finanziario poco affidabile (J. Reno) e portarlo finalmente negli Stati Uniti. Inutile dire che nulla andrà come previsto.
Pieno d’inserti documentaristici che spaziano dalle dichiarazioni del dottor King alle immagini di guerra e alla propaganda di Trump in campagna elettorale, corredato da ulteriori inserti di docu-fiction volti a narrare la vicenda dei quattro protagonisti durante gli anni degli scontri, Da 5 Bloods – Come fratelli si presenta come una pellicola di grande verve stilistica – complice l’uso e la transizione visiva tra diversi formati, dal 2.39 panoramico del tempo presente, all’1.33 quadrato del passato e delle immagini di repertorio. Immancabili i ripetuti jump-cut su schiocchi di dita, strette di mano e in generale sulla particolare gestualità della cultura nera, famosa nell’immaginario collettivo mondiale e carattere dello stile del regista fin dalle sue prime pellicole. Lee mette in scena un affresco di ampio respiro – due ore e mezzo di film – sulla necessità (di nuovo attuale) degli afroamericani di fare comunità in America per combattere le diseguaglianze etniche e sociali che ancora li vedono soggiogati in un paese a dominanza culturale ed economica bianca. La domanda che si pone il regista è se i neri siano pronti a unire le forze per continuare una lotta per i diritti civili e le libertà che sembrava essersi conclusa, ma che ancora li vede, purtroppo, vittime di un sistema sociale che tende ad emarginarli.
I quattro uomini tornano in Vietnam, oltre che per recuperare l’oro, per seppellire un loro compagno d’armi, un compagno che aveva trovato in prima persona quell’oro e che voleva fosse usato per la causa dei neri, un compagno che era la guida spirituale del gruppo. Norman “Stormin’ Norm” Holloway (C. Boseman), in un teatro di guerra dove furono perpetrate indicibili atrocità, torture e violenze anche su bambini, sosteneva come l’amore fosse l’unica forza motrice dell’uomo giusto, e che l’uomo giusto non avesse bisogno di ulteriori motivazioni per comportarsi in maniera corretta, perché il rispetto per l’essere umano, in fondo, è l’unica cosa che conta davvero. Norman “Stormin’ Norm” non superò quel conflitto, ucciso per mano di uno dei quattro protagonisti, ucciso per errore certo, ma con la sua morte si persero nel vento anche le sue parole, le sue idee, lasciando solo un abisso pieno colmo di senso di colpa nel cuore del compagno che lo uccise.
Da 5 Bloods è anche questo, anzi è soprattutto questo, una riflessione sulla causa tramite la storia dei singoli uomini, una riflessione operata calando i personaggi in una vicenda personale, egoistica come la caccia al denaro, l’appropriazione indebita della ricchezza altrui al solo scopo di arricchirsi personalmente – quell’oro, infatti, era destinato alle paghe dei soldati vietnamiti. Forse i neri di Spike Lee hanno scordato cosa vuol dire fare gruppo, cosa vuol dire fronte comune, se litigano per dividersi il bottino, se spinti dall’avidità non riescono più a collaborare, a fidarsi l’uno dell’altro, privi di una visione condivisa. La storia del film è una storia universale, che intreccia le pulsioni più profonde e gli istinti più bassi dell’animo umano sullo sfondo di una disuguaglianza sociale, etnica mai così attuale come quella che vediamo e che viviamo ai nostri giorni, come quella che vivono in particolar modo i neri americani, colpevoli anche loro, forse cannibalizzandosi a vicenda, di essere diventati bianchi.
«È strano come la guerra non finisca mai per le persone coinvolte»
USA 2020 – Dramm. Guerra 154’ ★★½★★
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