Cristina di Svezia

Stoccolma, 18 dicembre 1626 – Roma, 29 aprile 1689

 

Perché succeda al padre – il Gustavo II Adolfo martello dell’Impero, che a Lützen cade vittorioso contro Wallenstein – Cristina è educata virilmente ed Axel Oxenstierna, cancelliere reggente la Svezia, ne coltiva l’alta abilità politica mentre l’amore per l’apprendimento le merita l’epiteto di Minerva del Nord; alla filosofia l’inizia Descartes, che morirà alla sua corte. Per dieci anni equilibra l’aspra lotta dei ceti, incoraggia il progresso delle conoscenze e lo sviluppo economico, finché il disagio d’una sessualità negata e la segreta conversione dalla Riforma al cattolicesimo l’inducono a clamorosa abdicazione (1654): inevitabile l’elezione di Roma a nuova dimora. Malgrado lo scandalo che dà nella Francia di Mazzarino, quando l’esecuzione sommaria dell’attendente Monaldeschi – accusato di tradimento – vanifica l’aspettativa di farsi filofrancese regina di Napoli, Cristina di Svezia s’imporrà nel panorama politico e culturale d’Europa: al tentativo d’assumere la corona di Polonia, all’amicizia forse amorosa con l’attivissimo cardinal Azzolino e all’impegno profuso nella promozione della guerra al Turco s’integra l’opera acuta e generosa d’una mecenate nella cui dimora presso palazzo Riario (oggi Corsini) s’affollano smisurate collezioni della Scuola veneziana di pittura, suonano massimi musicisti del Seicento quali Scarlatti e Corelli e s’assembrano, dal Gravina al Crescimbeni, i letterati che daranno vita all’Accademia dell’Arcadia.

 

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