Contro gli antifascisti
Perché non abbiamo più bisogno dell'antifascismo
Qualche anno fa, durante un corteo studentesco contro la riforma Gelmini, sfilavo per le strade della città quando uno dei rappresentanti degli studenti con cui avevo organizzato la protesta, dal niente, prende e canta Bella ciao, subito seguito da una schiera di ragazzi armati di bandiere rosse. Nel giornale scolastico su cui scrivevo ai tempi descrissi la scena così: «Verso la fine della manifestazione L*** P*** si volta verso di me, mi sorride e comincia a intonare “Bella ciao”. Mi accorgo troppo tardi che è un cretino». Cosa c’entra una canzone della Resistenza in un corteo contro la riforma della scuola?, mi interrogavo inutilmente. Niente. Le stesse bandiere e gli stessi cori li ho rivisti anni dopo, davanti a Montecitorio, al momento dell’elezione di Giorgio Napolitano per il secondo mandato. Grillo aveva invocato la rivolta per il “colpo di Stato” in atto, e i manifestanti avevano risposto con una mobilitazione in cui, a più riprese, si chiamava in causa la Resistenza. Il tutto suggellato da un cartello: “Partigiani risorgete. La democrazia è morta”. Cosa c’entrano i partigiani in una mobilitazione di protesta contro l’elezione di un Presidente della Repubblica? Niente, ovviamente.
Ancora una volta, come diceva Vanni Veronesi in Referendum? Sono una testa di cazzo, il nostro problema è il linguaggio. Nella locandina del 25 aprile in Santo Spirito a Firenze per "Firenze antifascista" si legge: “CONTRO LA GUERRA – CONTRO LA NATO. ANTIFASCISMO È ANTIMPERIALISMO”. No. Una cosa è il fascismo, una cosa è l’imperialismo. Perché non riusciamo a utilizzare parole appropriate per descrivere i fenomeni contro cui ci opponiamo? Renzi mette la fiducia per far passare una legge? Fascista. No, al massimo autoritario. I banchieri fanno girare l’economia a favore dei più ricchi? Fascisti. No, al massimo capitalisti. Potete essere anti-autoritari, anti-capitalisti, non è meglio, più preciso? Essere “anti” è facile, permette di realizzarsi nella distruzione senza sentire la responsabilità di dover ricostruire qualcosa, ma qui persino ciò che si vuole abbattere non è chiaro. Sempre nella stessa locandina si legge: “Ore 17.00 – Per le strade del quartiere CORTEO ANTIFASCISTA”. E un corteo contro Savonarola no? Ah, è morto e sepolto? Vabbè, facciamolo lo stesso che comunque era una brutta persona.
Non so voi, ma io sono stanco di vedere antifascisti ovunque. E chiariamoci, non ce l’ho contro gli antifascisti di 80 anni, contro i partigiani. Quelli il fascismo l’hanno visto davvero, l’hanno combattuto e ci hanno permesso di essere la democrazia di cui tanto ci lamentiamo oggi. Ma non è che forse, equiparando il governo Renzi o le banche al fascismo, manchiamo di rispetto proprio a loro? Davvero siamo convinti che i mali che fronteggiamo oggi valgano l’etichetta di “fascismo”? Renzi, fascista, i contestatori di Berlusconi, comunisti, la Merkel, nazista. Persino gli ebrei sono nazisti adesso, santiddio. Tanto più, per il fascismo, mi chiedo: ha senso parlare di un’ideologia che non appartiene più al nostro tempo? Adesso che non solo non abbiamo più Almirante, ma persino Fini, neo-fascista redento, è scomparso dalla scena politica italiana? E non ditemi che il fascismo è ancora una realtà da combattere perché da qualche parte ci sono un La Russa o un Gasparri o perché qualche migliaio di imbecilli saltuariamente si ritrova a Predappio, vestiti di nero per commemorare Mussolini e coprirsi di ridicolo chiamandosi tra loro “camerati”. Sono imbarazzanti e anacronistici, almeno quanto gli antifascisti che si chiamano “compagni”.
La cosa più grave, in tutto questo professarsi antifascisti, è che continuando a guardare il mondo in bianco e nero, anzi in rosso e nero, non soltanto lo semplifichiamo, ma ci distraiamo dai problemi reali. Il razzismo, la xenofobia, il nazionalismo becero, quelli sì sono da combattere. Come? Di certo non opponendosi acriticamente ad una categoria scomparsa. È buffo e un po’ tenero vedere 20 e 30enni che sfilano inneggiando a una “Firenze antifascista”, dato che una Firenze fascista non c’è. Togliamo “fascismo” dal vocabolario di protesta e lasciamo la cultura antifascista al periodo in cui era sensata. A quel punto quei canti, i Bella ciao e i Fischia il vento, torneranno dominio unico di quella dimensione storica in cui erano nati e potranno riappropriarsi del loro significato. Non voglio, per rimanere in tema, fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono antifascisti critici, che non si oppongono soltanto a qualcosa, ma cercano di costruire a partire dalle basi che l’antifascismo ci ha fornito. E proprio a loro mi sento di fare un appello: date alle ingiustizie contro cui vi battete il loro vero nome, e vedrete che sarà più facile individuarle e sconfiggerle. Gridando ogni giorno contro un fascismo che non esiste somigliate tanto a Don Chisciotte che si scaglia con tutto se stesso contro i mulini a vento. Figura romantica, certo, ma anche un po’ un cretino. Ve lo dice uno che a quattordici anni portava la cintura di Che Guevara.
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