Claudio Acquaviva
Atri, 14 settembre 1543 – Roma, 31 gennaio 1615
Nemmeno trent’anni sono passati da che Paolo III Farnese ha autorizzato il programma di Ignazio di Loyola (1540) quando il figlio del Duca d’Atri entra nella Compagnia di Gesù: presto superiore provinciale a Napoli e Roma, alla IV Congregazione Generale dell’Ordine il brillante Claudio Acquaviva è chiamato a succedere all’estinto Everardo Mercuriano quale quinto (e più giovane) generale della Compagnia (1581), con la missione di elevare a codice di regole uniformi le linee tracciate dal fondatore per l’insegnamento, da subito al cuore alla Compagnia. Portata alla redazione definitiva dal vaglio critico dei vari centri gesuitici, la Ratio atque institutio studiorum (1599) dà alla pratica educativa estesa dai gesuiti ai quattro angoli del globo il carattere d’universalità che nella V Congregazione (1593-4) Acquaviva saprà difendere contro i privilegi nazionali che i membri spagnoli, aizzati da Filippo II, rivendicano in contraddizione con lo speciale voto di sottomissione offerto al pontefice. Capace dunque non solo di consolidare ed espandere la Compagnia nel momento cruciale del suo lunghissimo generalato, ma anche di preservarle quell’indipendenza dal potere statale che è riconosciuta tra le cifre primarie dell’esperienza gesuitica, Claudio Acquaviva è stato per molti studiosi il più grande dei generali della Societas Jesu.
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