Come il film di Chloé Zhao smaschera il mito del western, dalle pagine del Guardian
È stata un’avventura intensa per Nomadland, film itinerante di Chloé Zhao e ritratto dei nomadi statunitensi di oggi, privi di radici e appartenenza. Girato con 5 milioni di dollari e con un cast di attori dilettanti, si tratta del film indipendente che ce l’ha fatta: è la storia di riscatto dell’anno, su cui tutti hanno puntato. La strada è spianata,...
Affrontare la perdita con le parole dello scrittore cileno tra Mexico City e le aule della UNAM, Stella distante e 2666
Il primo romanzo di Bolaño che ho letto è Stella distante. Era la copia di Aura ed eravamo in una spiaggia di Mazunte – città balneare sulla costa del Pacifico a Oxaca, Messico – e l’ho letto tutto d’un fiato, con solo qualche interruzione per immergermi nell’oceano. Bolaño era morto circa sei mesi prima. Io e Aura abbiamo iniziato a uscire...
Un viaggio tra il cinema di Charlie Kaufman e le parole di Anna Kavan
Questo articolo contiene spoiler di Sto pensando di finirla qui, per quanto sia possibile trattandosi di un film fondamentalmente astratto e contorto. ...
Dentro il racconto | Il lavoro e il paesaggio, la natura e il quotidiano nell’immaginario dello scrittore irlandese
Lungo tutta la sua vita a John McGahern è stato affibbiato spesso il soprannome di Čechov irlandese. È una descrizione che si porta appresso quel sapore di pigrizia giornalistica, ma in effetti qualcosa di comune ai due si può trovare in quella capacità di sottrarsi alla loro prosa e di riuscire a trarre senso dalle vite quotidiane della gente di campagna: insegnanti,...
A spasso tra vie e cimiteri del capoluogo campano con gli occhi di Lucia Benavides
Proprio come la maggior parte delle persone, anche io ho paura della morte. Sono estremamente attenta a parlarne e quando lo faccio non la nomino mai esplicitamente. A volte mi capita di evitare canzoni sul tema tipo That’ll be the day di Buddy Holly, o le strade in cui si sono verificati incidenti mortali. Altre, invece, uso espressioni eufemistiche e meno angoscianti “se n’è...
Dal telemarketing alla finale del Man Booker Prize, lo scrittore canadese si racconta sulle pagine del Guardian
Siedo in compagnia di David Szalay in un caffè di Budapest e parliamo del Man Booker Prize, a cui nel 2016 Tutto quello che è un uomo, il suo quarto romanzo, arrivò in finale. In particolare, ci soffermiamo sulla cerimonia di premiazione. «Un’esperienza orribile», commenta lui, «la cena è quanto di più stressante ci sia. Mi sembra ieri, giuro:...