Camillo Benso, conte di Cavour
Torino, 10 agosto 1810 – Ivi, 6 giugno 1861
Spinto agli aratri da una liberale insofferenza per il reazionarismo delle spade piemontesi, alla moderna gestione delle tenute familiari il giovane Camillo Benso unisce un attivismo riformatore che troverà sbocco politico nel Parlamento sabaudo (1848): già con la battaglia anticlericale delle leggi Siccardi (1850) il conte di Cavour lavora a quell’intelligente connubio col centro-sinistra di Rattazzi per cui nel 1852 sarà Presidente del Consiglio. Decretato con l’affermazione del libero-scambio il trionfo del parlamentarismo sul potere personale del sovrano, Cavour sosterrà la missione nazionale del Regno di Sardegna per compiere il Risorgimento italiano: capace di legarsi Parigi e Londra contro Vienna con lenta ma spregiudicata opera diplomatica, Cavour sfrutterà il rigurgito postmazziniano di Orsini (1858) per accelerare la corsa verso la Seconda Guerra d’Indipendenza (1859) e quindi verso una Spedizione dei Mille (1860) potenzialmente repubblicana che con eccezionale opera di controllo politico-diplomatico saprà condurre ad una soluzione monarchica sì, ma infine necessariamente unitaria com’è soprattutto nei voti di Mazzini. Impedito dalla morte improvvisa a risolvere il problema dei rapporti tra la Chiesa e il nuovo Regno d’Italia, Cavour lascerà alla Destra storica il difficile compito di «cucire lo stivale» e all’Italia unita almeno le speranze del liberalismo nazionale del secolo XIX.
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