Buster Keaton
Piqua, Kansas, 4 ottobre 1895 – Woodland Hills, California, 1 febbraio 1966
«That’s some buster your baby took»: così, caduto dalle scale e trovato incolume, il figlioletto dei coniugi Keaton è ribattezzato da Houdini, e dall’arte acrobatica di cadere indenne, appresa bambino dai genitori vaudevillians, Buster Keaton caverà una risata che presto scopre più forte se dopo ogni capitombolo rimane serio. Il volto impassibile del personaggio cinematografico che incarnerà nel muto mondo delle «comiche» dei roaring Twenties, prima guidato da Roscoe «Fatty» Arbuckle e poi, sotto l’egida del produttore Schenck, in completa autonomia creativa, esprime intensamente la conflittuale combinazione di rocambolesca vitalità e pessimistico fatalismo su cui Keaton fonda il suo «Slow Old Thinker»: è una comicità dolente, capace di far insieme ridere e pensare, che ha meno successo commerciale di quella rivale d’un Chaplin, ma migliore resistenza al tempo (One Week, 1920; Sherlock, Jr., 1924). Dispersa la bufera di depressione e alcolismo che la MGM gli scatena contro quando tentando di “aggiornarla” al gusto rovina la sua opera, Keaton saprà tra spettacoli dal vivo e piccoli fitti ruoli brillanti richiamare l’entusiasta attenzione di pubblico e critica, verso la consacrazione di uno speciale Academy Award (1959) e degli applausi che scrosciano a Venezia poco prima della sua morte.
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