Breve guida ai film premiati agli Oscar 2024

Il trionfo annunciato di Nolan, Lanthimos e Glazer e i premi per gli script di Anatomia di una caduta e American Fiction

Il 2024 è l’anno della consacrazione per il britannico Christopher Nolan e per la produttrice nonché moglie Emma Thomas, che dopo vent’anni di successi di pubblico e (spesso) anche di critica portano a casa tutti i premi più importanti per Oppenheimer, tra cui gli Oscar al miglior film e alla miglior regia. L’altro successo internazionale dell’anno, Anatomia di una caduta di Justine Triet, vince invece il premio per la miglior sceneggiatura originale e American Fiction, tratto dal romanzo Erasure, l’Oscar per la sceneggiatura non originale. Statuette confermate anche per il suono e il miglior film internazionale per La zona d’interesse, che lascia a bocca asciutta Matteo Garrone con il suo Io Capitano, mentre Emma Stone con Povere creature! di Yorgos Lanthimos strappa a sorpresa il premio per la miglior attrice protagonista a Lily Gladstone, unica possibilità per Killers of the Flower Moon di vincere una statuetta su dieci nomination, andate tutte a vuoto. Il premio per la non protagonista va a Da’Vine Joy Randolph per la parte della cuoca nell’unico premio per il bel The Holdovers di Alexander Payne, mentre quello per il documentario a 20 Days in Mariupol, che racconta in primissima linea l’invasione russa in Ucraina. Ecco il nostro breve manuale critico, in ordine alfabetico, per orientarsi tra i film che hanno ottenuto i riconoscimenti più importanti.
 

American Fiction di Cord Jefferson ★★★
Oscar: Miglior sceneggiatura non originale
Regia: Cord Jefferson
Cast: Jeffrey Wright, Sterling K. Brown, Erika Alexander, Leslie Uggams, John Ortiz
Guarda il trailer ► https://www.youtube.com/watch?v=VbgBt5sccBA

Thelonious Ellison detto “Monk” (J. Wright) è un professore di letteratura e scrittore il cui ultimo libro viene costantemente rifiutato dagli editori perché non incarna gli stereotipi che la società si aspetta da un autore afroamericano come lui. Coinvolto nelle tribolazioni economiche della famiglia dalla malattia della madre e dalla morte improvvisa della sorella, si trova di fronte a un dilemma quando, scrivendo di getto un romanzo che aderisce totalmente agli stereotipi della cultura nera, comincia a riscuotere successo tra le case editrici che lo rifiutavano. Cord Jefferson, già vincitore di un Emmy per la sceneggiatura della serie Watchmen scritta con Damon Lindelof, scrive e dirige una commedia brillante sulle narrazioni e sulla rappresentazione, sulle griglie precostituite in cui il mondo dello spettacolo e della cultura – letteratura, cinema, televisione – incasellano le esperienze delle minoranze, in questo caso quella della comunità afroamericana. American Fiction è un film fresco e stratificato, drammatico e leggero, con diversi livelli di lettura portati in scena senza dimenticare la lezione dell’intrattenimento, che batte il tempo della storia. Un punto di vista originale sull’esperienza nera negli Stati Uniti messa in scena non senza pecche, ma con ritmo e grado di approfondimento invidiabili e con una bella interpretazione corale del cast, a partire dal protagonista Jeffrey Wright. In Italia, uscito in sordina direttamente in streaming su Amazon Prime Video. Oscar alla miglior sceneggiatura non originale a Jefferson, che lo ha tratto dal romanzo Erasure di Percival Everett uscito nel 2001.

Anatomia di una caduta ★★★½
Oscar: Miglior sceneggiatura originale
Regia: Justine Triet
Cast: Sandra Hüller, Milo Machado Graner, Samuel Theis, Swann Arlaud, Antoine Reinartz, Messi, Sophie Fillières
Guarda il trailer ► https://www.youtube.com/watch?v=r-f-QGh6grM

La scrittrice Sandra (S. Hüller) e il marito Samuel (S. Theis) vivono nella loro casa di campagna con il figlio Daniel (M. Machado Graner) e il loro cane Snoop, ma la serenità della casa viene spezzata dalla morte improvvisa di Samuel, trovato a terra esangue dal figlio dopo una passeggiata con il cane. Il luogo isolato e l’assenza di altri presenti fa ricadere i sospetti su Sandra, che chiama il vecchio amico Vincent (S. Arlaud) per difenderla nel caso che sta venendo montato contro di lei. Moltiplicando i linguaggi e i dispositivi visuali – video, vecchie foto, ricordi, ricostruzioni da parte della polizia – Justine Triet costruisce un thriller legale dove la corte è il luogo in cui la verità si cerca e allo stesso tempo si confonde, trasformando i fatti in un prisma indecifrabile. Come per i personaggi coinvolti, anche per lo spettatore è impossibile determinare una verità, in un lungo percorso che porta allo smarrimento e in cui l’unica cosa che conta, sembra dire Anatomia di una caduta, sono le relazioni tra le persone, complesse e irriducibili alla dicotomia bene-male a cui un processo le vorrebbe ricondurre, come sottolinea Sandra in uno dei passaggi più belli del film. Palma d’Oro a Cannes, incetta di premi ai César e agli European Film Awards, Golden Globe al miglior film straniero e Oscar alla miglior sceneggiatura originale per Justine Triet e per il co-sceneggiatore e compagno Arthur Harari.

Oppenheimer ★★★
Oscar: Miglior film, miglior attore protagonista, non protagonista, fotografia, montaggio, scenografia, colonna sonora
Regia: Christopher Nolan
Cast: Cillian Murphy, Robert Downey Jr., Emily Blunt, Matt Damon, Florence Pugh, Josh Hartnett, Kenneth Branagh
Guarda il trailer ► https://www.youtube.com/watch?v=tTcE_yRnANc

Ascesa e declino di J. Robert Oppenheimer, da giovane e brillante fisico nucleare a direttore scientifico del progetto Manhattan, creato per sviluppare e realizzare la bomba atomica che causerà la morte di circa 200mila civili e metterà fine alla seconda guerra mondiale. Basandosi sulla biografia Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica (2005) di Kai Bird e Martin J. Sherwin, Christopher Nolan scrive e dirige un biopic di tre ore che indaga colpe e intuizioni di uno dei responsabili della strage di innocenti che ha segnato il Novecento. Lo fa con solidità, nonostante qualche lungaggine nella seconda parte, con la consueta forza visuale, con un cast di star che lavorano di squadra per raccontare una storia di ricerca collettiva, esaltando non soltanto l’ebbrezza della scoperta, ma soprattutto le responsabilità che porta con sé. Successo annunciato della stagione dei premi, Oppenheimer è anche il riconoscimento di vent’anni di carriera per Nolan che fa incetta di Oscar nelle categorie principali tra cui miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista per la grande interpretazione di Cillian Murphy e non protagonista per quella di Robert Downey Jr. Seconda statuetta a Ludwig Göransson, già premiato con l’Oscar per le musiche di Black Panther e con il Grammy per la colonna sonora di Oppenheimer a febbraio, primo Oscar per il montaggio a Jennifer Lame (Frances Ha, Manchester by the Sea, Hereditary) e per la fotografia a Hoyte van Hoytema, a coronamento di quindici anni di grande carriera da Lasciami entrare a La talpa, Lei, Interstellar, Dunkirk e Nope.

Povere creature! ★★★
Oscar: Miglior attrice protagonista, migliori costumi, scenografia, trucco e acconciatura
Regia: Yorgos Lanthimos
Cast: Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef
Guarda il trailer ► https://www.youtube.com/watch?v=aI8HQYIsV1A

L’eccentrico dottor Godwin Baxter (W. Dafoe) cresce segregata in casa la giovane Bella (E. Stone), moderna Frankenstein dalla mente infantile portata in vita dal chirurgo con mezzi discutibili. La ragazza, promessa in sposa a Max McCandles (R. Youssef), allievo del dottore invaghitosi di lei, decide di fuggire dalla sua prigione domestica e di scoprire il mondo al seguito dell’avvocato Duncan Wedderburn (M. Ruffalo), dongiovanni che le fa scoprire le gioie del sesso. Tratto dall’omonimo romanzo di Alisdair Gray, Povere creature! racconta una storia di autodeterminazione femminile nel solco del grottesco, con brillanti idee di messinscena, attori in parte e un intelligente utilizzo del contrasto tra bianco e nero (la reclusione) e colore (la libertà). Funziona alla perfezione la regia di Lanthimos, che sprizza dinamismo da ogni poro seguendo l’esplosività della sua protagonista come unico dogma, mentre funziona a metà la scelta scenografica del mondo fuori da Londra, che ha un sapore di plastica e sembra imitare senza successo gli universi di Terry Gilliam. E se Povere creature! vale per la libertà della sua dimensione grottesca e immaginativa, come parabola femminista, chiave con cui il film è stato più volte interpretato, resta debole e controversa. Oscar per la brillante interpretazione di Stone, per trucco e acconciature, per le scenografie e i costumi di Holly Waddington (Lady Macbeth) che animano il mondo variopinto del film. Leone d’oro a Venezia.

La zona d’interesse ★★★½
Oscar: Miglior film internazionale, miglior sonoro
Regia: Jonathan Glazer
Cast: Sandra Hüller, Christian Friedel
Guarda il trailer ► https://www.youtube.com/watch?v=YgSDrBHOia0

Vita quotidiana nella residenza della famiglia Höss, cinque figli, la moglie Hedwig (S. Hüller) e il marito Rudolf (C. Friedel), comandante nazista del campo di concentramento di Auschwitz nel 1943. Mentre al di là del muro si commettono le più crudeli atrocità calcolate con la lucidità di una macchina inarrestabile – gli abiti da riutilizzare, le cenere dei corpi per fertilizzare la terra, i forni più moderni per ottimizzare lo sterminio –, in casa Höss si organizzano gite in canoa, si ospitano amici, si coltiva un giardino florido invidia di tutta la cittadina. Ispirato all’omonimo romanzo La zona d’interesse (2014) di Martin Amis, il quarto lungometraggio di Jonathan Glazer, eclettico regista britannico cresciuto negli anni Novanta tra i videoclip dei Radiohead e dei Massive Attack, racconta una storia di orrore quotidiano con una solida struttura estetica e una buona dose di sperimentalismo, dall’uso espressivo del suono e delle dissolvenze in nero, in bianco e in rosso alle sequenze notturne girate con macchine da presa termiche. Eppure, nonostante la sua compattezza formale – macchine da presa distanti, totali e campi medi, assenza di primi piani per mettere in scena la storia «come un Grande Fratello in una casa nazista» –, La zona d’interesse reitera all’infinito il discorso sulla banalità del male già pienamente sviscerato dal cinema sull’Olocausto, dando l’impressione che la volontà di rimanere un passo indietro, di guardare da lontano, abbia finito per trasformare il film in un lavoro di superficie. Ci si aspetterebbe qualcosa di più, nel 2024, dell’ennesima dichiarazione su come, nei brutali meccanismi della macchina nazista, la burocrazia abbia prevalso sull’umanità. Nei panni del comandante Höss Christian Friedel, il maestro della scuola elementare ne Il nastro bianco (2009) di Haneke. Oscar al miglior film internazionale e al miglior sonoro, per il notevole lavoro acustico di Tarn Willers e Johnnie Burn. Gran Prix della Giuria a Cannes.


Parte della serie Guida ai film premiati agli Oscar

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