Il caso Macerata e la morte della politica

Luca Traini e le responsabilità politiche che spianano la strada al neofascismo

31 gennaio: a Pollenza, vicino Macerata, vengono rivenute due valigie abbandonate in un fosso. All’interno ci sono pezzi di cadavere: è quello che resta di Pamela Mastropietro, diciottenne romana, fuggita due giorni prima da una comunità di recupero (la ‘Pars’ a Corridonia) dov’era arrivata per problemi di tossicodipendenza. Da subito le indagini si orientano...

Non dimentichiamoci di Giulio

Il caso Regeni a due anni dalla sua scomparsa

Quando sentii la notizia della scomparsa in Egitto di un ricercatore friulano, tal Giulio Regeni, ero a Roma per motivi di studio, appena uscito dalla doccia del mio albergo di ultima categoria. Rimasi impietrito: non lo avevo mai conosciuto, ma sapevo vagamente chi fosse, considerata la vicinanza dei nostri due paesi d’origine e i numerosi amici comuni. Per giorni rimasi con il fiato sospeso,...

Referendum? Sono una testa di cazzo

Perché il dibattito non può essere civile

A giudicare da ciò che ho letto sulle bacheche dei social network, io sono una testa di cazzo (eccomi qui a fianco in tutto il mio fallico orrore). Un fallito. Un corrotto. Un colluso. Un amico dei poteri forti. Un servo dei petrolieri. Un paraculo. Uno senza futuro. Un poveretto senza senso. Un pecorone. Un ignorante. Uno a cui non frega niente della cultura e dell’ambiente. Un...

L'equivoco della natura

Sul perché la conquista dei diritti per gli omosessuali è una vittoria di civiltà

P { margin-bottom: 0.21cm; direction: ltr; widows: 2; orphans: 2; } «O natura, o natura / perché non rendi poi / quel che prometti allor? perché di tanto / inganni i figli tuoi?» si chiedeva Giacomo Leopardi nella lirica A Silvia, riassumendo in una domanda disperata un lavorio intellettuale complesso e troppe volte frainteso con la abusata etichetta del ‘pessimismo’,...

Il massacro della porta accanto

Srebrenica, 20 anni dopo: anatomia di una strage

Correva l’anno 1992 ed ero in prima elementare. Nel mio paesino di provincia, Cervignano del Friuli, a venticinque chilometri dal confine con uno stato che da pochi mesi stavamo imparando a chiamare ‘Slovenia’, la gente era in fibrillazione: erano arrivati «gli Jugoslavi». Per decenni la mia regione era stata la testa di ponte dell’Occidente contro il blocco comunista....