Black Mirror: Bandersnatch | Realtà alternative

La recensione interattiva dell'episodio speciale di Black Mirror targato Netflix

A differenza dell’universo di Matrix, in quello di Bandersnatch l’oblio non è una possibilità. Tra le medicine della dottoressa Haynes non c’è pillola azzurra, e per riuscire ad avere successo nella sua opera Stefan è costretto ad andare fino in fondo alla tana del bianconiglio – non a caso se scegliamo di ingoiare le pillole il videogame fallisce, prende zero stelle su cinque e siamo costretti a ricominciare da capo. Cosa significa questo? Che al posto delle realtà parallele di Matrix (il mondo ignaro degli uomini e il mondo cosciente delle macchine) Black Mirror propone un mondo interattivo fatto di realtà alternative, in cui ogni scelta compiuta apre le porte di una nuova realtà.
 

Al posto delle realtà parallele di Matrix, Black Mirror propone un mondo interattivo fatto di realtà alternative, in cui ogni scelta compiuta apre le porte di una nuova realtà


«Ciò che facciamo in una influisce su ciò che accade nelle altre. Il tempo è un’invenzione: la gente dice che non si può cambiare il passato, ma si può. È questo che sono i flashback: inviti a tornare indietro e fare scelte differenti». Nel trip di acidi Colin vorrebbe mostrare la vera natura del mondo a Stefan, usando Pac-Man come esempio e metafora: «Pac-Man crede di avere libero arbitrio ma in realtà è intrappolato in un labirinto, in un sistema», gli dice «e anche se riesce a scappare da un alto del labirinto, che succede? Rientra dal lato opposto». L’episodio stesso però lo smentisce: non ci sono alternative se Stefan si butta dal terrazzo, la storia finisce, e così se Colin si butta quello che sembra soltanto un sogno ne causa poi l’effettiva sparizione. Le pieghe del tempo e delle realtà sono instabili, e le realtà alternative che si creano variano ad ogni piccola scelta compiuta. Quando Stefan prende la foto di famiglia se ha parlato della madre con la dottoressa attraversa lo specchio e torna bambino, se non ne ha parlato appena tocca il vetro lo specchio si rompe; quando sente suonare il campanello alla porta una volta c’è la ragazza di Colin in cerca del compagno scomparso, una volta c’è il capo di Stefan venuto a controllare di persona il suo lavoro, una volta c’è Colin stesso. E due personaggi su tre finiscono uccisi.
 

Il tono cupo e violento delle realtà alternative ricorda gli esperimenti di Donnie Darko e di Looper, ma la reiterazione continua e estenuante dei percorsi ci porta più verso Source code di Duncan Jones


Il tono cupo e violento delle realtà alternative ricorda gli esperimenti riuscitissimi di Donnie Darko e del più recente Looper, ma la reiterazione continua e estenuante dei percorsi – quante volte uccidiamo il padre, quante volte rispondiamo al telefono – ci porta più verso Source code di Duncan Jones, dove un militare è costretto a rivivere un viaggio in treno per prevenire un attacco terroristico (il finale con la morte sul sedile del vagone in Bandersnatch non può che richiamare quello del film), finendo ogni volta con la morte e ricominciando da capo.
Come il militare interpretato da Jake Gyllenhaall, anche noi siamo costretti ogni volta a ricominciare da Netflix, che toglie la timeline con cui rimbalzeremmo comodamente avanti e indietro per l’episodio e l’opportunità di tornare al momento precedente alla scelta: le scelte che facciamo sono perciò irrevocabili e l’episodio prosegue senza possibilità di appello. I dieci secondi di tempo stanno finendo e non sappiamo quanto sarà oscura la realtà che si aprirà di fronte a noi al prossimo click. Cosa dobbiamo fare allora: scegliere o non scegliere?

 

 

SCEGLIERE

NON SCEGLIERE

 


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