Black Mirror: Bandersnatch | Non c'è libero arbitrio
La recensione interattiva dell'episodio speciale di Black Mirror targato Netflix
Già dall’apertura di Bandersnatch siamo guidati ad una serie di scelte che inizialmente sembrano propedeutiche a far comprendere allo spettatore il meccanismo dell’episodio, ma via via si incanalano all’interno del percorso narrativo e diventano parte della storia stessa, secondo il volere di Charlie Brooker. Quelle piccole scelte che compiamo – Sugar Puff o Frosties, Thompson Twins o Now 2, Phaedra o The Bermuda Triangle – diventano parte della paranoia di Stefan che il protagonista dichiara alla dottoressa, dicendole che si sente «come se non avessi il controllo» «Di?» «Di tutto. Sciocchezze, piccole decisioni, cosa mangiare per colazione, che musica ascoltare, se urlo contro papà…».
Per quanto sottili e scritte con estrema intelligenza non c’è dubbio che tutte queste scelte, forzate, frantumino a tal punto la narrazione da portare lo spettatore lontano dalle vette emotive di altri episodi di Black Mirror, rischiando di gettare la mente di chi guarda nella stessa confusione di quella di Stefan, che sovrappone realtà e finzione, mondo fisico e digitale, esperienza personale e narrativa. Lo schiacciamento che il protagonista subisce è il nostro: privati di ogni briciolo di empatia nei suoi confronti, da metà dell’episodio in poi clicchiamo meccanicamente soltanto per scoprire i trucchi del gioco. Eppure questa nostra apatia, neutra e distaccata, è la stessa che porta cinicamente l’autore a vessare, per puro intrattenimento, il proprio personaggio.
Da una prospettiva più semplicistica siamo noi a guidare la follia del protagonista, con gli strumenti che lo stesso autore ci dà in mano, ma a pensarci bene è il mezzo stesso a farlo, con la sua violenza (privata, come le case in cui entra) nei confronti del libero arbitrio nostro e di Stefan: è Netflix ad attrarci e poi imprigionarci attraverso lo schermo del computer, come faceva Videodrome attraverso lo schermo del televisore. E se il dispositivo migliore con cui guardare il film di Cronenberg era probabilmente una vecchia videocassetta usata, quello perfetto per guardare Bandersnatch è la piattaforma di streaming più cool del pianeta. Non c’è nessun altro luogo in cui vedere l’episodio, perché nessun altro ci permette l’interattività che ne è parte costitutiva, e quale che sia la sua qualità effettiva, ogni idea di libero arbitrio ne esce sconfitta. In questa schiavitù volontaria, a cui tutti noi ci sottoponiamo entusiasticamente, Netflix e Brooker hanno già vinto.
TORNA ALL'INIZIO DELLA RECENSIONE
Commenta