Artemisia Gentileschi
Roma, 8 luglio 1593 – Napoli, 1653
Seguendo il padre Orazio nell’arte Artemisia Gentileschi si fa pittrice, di uno stile dapprima indistinto da quello che il genitore ha ispirato all’esempio periodizzante di Caravaggio; ma il processo che Orazio vorrà aprire quando nel 1612 l’amico paesaggista Agostino Tassi si rifiuta di sposare la ragazza come promesso dopo averla stuprata la porterà dopo i travagli giudiziari (e la testimonianza sotto tortura) a sposare un fiorentino che la vorrà quindi a Firenze, dove sarà la prima donna a frequentare l’Accademia delle arti del disegno e alla corte dei Medici sarà pittrice di più intenso colorito di quello del padre, di più vivace contrasto chiaroscurale. La violenta espressività delle sue Giuditta l’accompagna da Firenze a Roma, da Venezia a Napoli fino alla Londra che nel 1638 la trova col padre intenta ai soffitti delle residenze reali di Greenwich al tempo di Carlo I Stuart; qui cresce la fama di grande ritrattista con la quale gli ultimi anni della sua vita la vogliono ritornata a Napoli, dove con la formazione di Stanzioni e Cavallino dà fondamentale impulso allo sviluppo della scuola napoletana.
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