Andrej Sakharov
Mosca, 21 maggio 1921 – Ivi, 14 dicembre 1989
Nato nell’intelligencija russa, grazie ad eccezionali qualità di scienziato Andrej Dmitrievič Sakharov accederà ai privilegi della nomenklatura, l’élite sovietica: nel 1953, giovanissimo, diviene membro dell’Accademia delle Scienze per il decisivo contributo dato allo sviluppo della bomba H. Sono proprio i rischi connessi alla proliferazione nucleare a spingerlo a dissentire apertamente dal programma atomico di Chruščëv (saprà dimezzare la potenza dell’esagerata «bomba Tsar»), e quindi ad impegnarsi per sensibilizzare gli scienziati circa le proprie responsabilità sociali. Mobilitati i colleghi contro la fallace genetica del biologo Lysenko, gradito al regime stalinista (1964), nel 1968 Sakharov farà circolare samizdat e quindi pubblicare in Occidente Considerazioni sul progresso, la convivenza pacifica e la libertà intellettuale: una lancia spezzata per la riduzione degli arsenali nucleari, la convergenza dei “due massimi sistemi del mondo” verso un socialismo democratico e l’emancipazione politica dei dissidenti sovietici. Comincia così una dura lotta, per il rispetto dei diritti umani e la discussione pubblica di tematiche scottanti come l’invasione sovietica dell’Afghanistan, che a Sakharov guadagna, più del Nobel per la Pace (1975) che non potrà ritirare, l’ostilità del governo, l’ostracismo dalla comunità scientifica e l’esilio forzato a Nizhny Novgorod (1980). L’avvento di Gorbacëv gli darà, con la libertà personale, la possibilità di vedere accolte dalle autorità molte delle sue battaglie.
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