Andrea Vesalio

Bruxelles, 31 dicembre 1514 – Zante, 15 ottobre 1564

Finché studia tra Lovanio e Parigi e s’addottora a Padova (1537), André Vésale abbraccia coi professori l’anatomia dell’antico Galeno ed epigoni, ora risorta per la filologia degli umanisti; ma per conoscere il corpo umano più che i libri Vesalio vorrà aprire i cadaveri. Al passo d’una nuova edizione delle Institutiones anatomicae del Guinterius, e sei straordinarie Tabulae anatomicae (1538), la dissezione già esperita a Parigi ammutolisce Galeno, che troppo s’è accontentato del corpo animale e troppo, vanamente, hanno ripetuto i contemporanei: dal dato sperimentale, dalla pratica autoptica Vesalio cava quell’autorevolissima contestazione ai suoi vecchi insegnanti che è l’opera, fondativa dell’anatomia moderna, De humani corporis fabrica (1542). Dotata dalla bottega di Tiziano di trecento immagini d’esattezza mai vista e da Basilea diffusa orbi universo – anche in tedesco – dall’editore Oporinus, essa innova fin nell’immagine, col frontespizio che nel teatro anatomico più non colloca un lettore ma il chirurgo chino sul corpo, e per imporsi s’avvale del favore che nel Cinquecento, secolo d’indisciplina, volentieri il potere concede ai novatori: così, dopo Cosimo I nello studio pisano, sul campo di battaglia come a corte Vesalio servirà quel Carlo V cui suo padre fece da speziale ed egli ha dedicato l’opera, dunque suo figlio Filippo finché, in ritorno dalla Terrasanta, trapassa naufrago.  

 

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