Amedeo Modigliani
Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 24 gennaio 1920
È nel disegno e nella pittura dei Macchiaioli che il giovane Amedeo trova conforto da perenni malattie polmonari che pure non lo dissuadono dallo sperimentare droghe ed alcol fin da Venezia, ove il pittore studia dopo Firenze e prima di giungere nella Parigi del 1906, al Montmartre che ancora di Toulouse-Lautrec e Cézanne, ma già di Picasso gli darà spazio di sviluppare lo stile autonomo che emerge fin dal Violoncellista (1908). Costretto dalla tubercolosi a lasciare nel 1913 lo scolpire arcaico e negro e le sue polveri, Modigliani si consacra al dipingere la figura umana: tema unico, ma trattato con taglio ravvicinato e modernissimo malgrado l’estraneità al contemporaneo, di uno stile fondato su un segno estremamente sensibile e capace di dare umanità profonda al ritratto, trasfigurandolo con gli accordi inaspettati di un colore intenso e smaltato, con la tesa sequenza delle curve. Respinto dal gusto ufficiale che chiama immorali i suoi celebri nudi e devastato da malattie e stravizi, ma circondato dall’affetto ammirato di amici e colleghi Modigliani morirà di meningite tubercolotica, destinato a porsi tra gli artisti più influenti e amati del secolo per la sua figura di artista tragico e insieme originale e fuori tempo.
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