All'incrocio dei venti

L’anemometro dell'attualità

Il mio Friuli Venezia Giulia è da sempre una regione di confine: in tre millenni, da qui, sono passati tutti. La mia casa si trova esattamente al limite di quello che fu l’Impero Austroungarico: quindici metri più avanti iniziava la Repubblica di Venezia. Qui, inoltre, correva il fronte più caldo della Grande Guerra, che nei nostri paesi è ancora storia contemporanea, sentita come viva anche dai più giovani.

L’aria che si respira da noi è intrisa di questi avvenimenti: se ne avverte ancora il riverbero. Da Trieste, non a caso, è entrata in Italia la psicanalisi ed è partita la rivoluzione psichiatrica di Franco Basaglia: la nevrosi è un dato stabile del nostro carattere, sublimata nella poesia di Umberto Saba e ne La coscienza di Zeno di Italo Svevo. C’è chi dice che una delle sue cause sia lo spirare violento della bora, il vento che sferza Trieste per poi abbattersi sulla costa friulana: un vento dalla potenza micidiale, le cui raffiche possono sfiorare anche i 200 km orari. È un’idea tanto balzana quanto suggestiva, che affonda le sue radici in un episodio storico avvolto nella leggenda: la battaglia del fiume Vipacco, non lontano da Gorizia, nel 394 d.C., quando il cristiano Teodosio I sconfisse le truppe dei pagani aiutato da una tempesta di bora che deviò le frecce degli avversari volgendole contro loro stessi.

Vivere «all’incrocio dei venti», come canta Francesco De Gregori, mi ha portato a percepire la forza di certi avvenimenti: l’indifferenza non è nelle mie corde. E questo spazio virtuale sarà appunto un anemometro: rileverà la potenza delle raffiche che soffiano sull’Italia e sul mondo d'oggi. Nella convinzione che la vera "attualità" sia ben diversa da quella proposta generalmente dai media.


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