Alfred Hitchcock
Londra, 13 agosto 1899 – Bel Air, 29 aprile 1980
In barba agli studi d’ingegneria alla University of London il giovane Hitchcock comincia a lavorare nell’industria cinematografica britannica come bozzettista (1920) ma le evidenti qualità di sceneggiatore e regista lo portano alla macchina da presa (1925), al principio di un periodo inglese (1925-1939) che culmina in The 39 steps (1935) mostrando un Alfred Hitchcock già maturo e capace d’un successo di pubblico che spingerà il produttore David O. Selznick a portarlo a Hollywood. Dall’innocente ingiustamente accusato in cerca di discolpa (The Lodger, 1926; Young and innocent, 1937) alla donna colpevole incline a mal coinvolgere una controparte maschile (The Paradine Case, 1947; Vertigo, 1958) all’assassino mai ritratto come un semplice psicopatico (Shadow of a Doubt, 1943; Psycho, 1960), trova nel thriller e nel film di spionaggio generi capaci di contenere i suoi temi prediletti. Combinando innovativi movimenti di camera e elaborate tecniche di montaggio con musiche quali quelle di Bernard Herrmann, Hitchcock traduce la sua straordinaria padronanza dei mezzi tecnici in una suspense costruita per durare, cavando così dalla vita quotidiana come dai casi d’incubo una graffiante psicologia dell’umano che nell’evocare il senso di minaccia, lo smarrimento del segreto e la tensione della paura riesce a dare ai suoi film l’impatto inossidabile di uno sguardo penetrante.
Si ringrazia Andrea Caciagli per la gentile collaborazione
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